La denuncia della Cgil dopo la diffusione dei dati del bilancio demografico Istat: “In poco più di 20 anni perso l’equivalente della popolazione di quattro capoluoghi di provincia”
I dati recenti dello Istat rivelano un esodo preoccupante in Puglia: negli ultimi 22 anni, circa 630mila persone hanno deciso di lasciare la regione, trasferendosi in altre parti d’Italia o all’estero. La Cgil Puglia esprime la propria preoccupazione davanti a questi numeri, che mettono in evidenza una vera e propria “emorragia” demografica, paragonabile alla scomparsa della popolazione di quattro province, come Taranto, Foggia, Lecce e Brindisi, messe insieme.
Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia, evidenzia che “dal 2002 al 2024, 573.571 pugliesi hanno trasferito la loro residenza in altre regioni, con una media annuale di 26mila partenze”. Inoltre, si stima che 118.796 concittadini abbiano optato per l’emigrazione all’estero, con 8.844 partenze solo nell’ultimo anno.
Il motivo principale di questo abbandono di massa, secondo il sindacato, è la carenza di posti di lavoro di qualità. “Le persone partono in cerca di occupazioni stabili, che corrispondano ai loro percorsi formativi, e con retribuzioni adeguate”, sottolinea Bucci. “La presenza di lavoro precario nella nostra regione impedisce a molte coppie giovani di considerare una famiglia e la possibilità di avere figli. I dati sulla natalità sono allarmanti e, se non si interviene, l’inverno demografico porterà a un ulteriore impoverimento e alla desertificazione sociale.”
La Cgil sottolinea l’urgenza di “riportare al centro il valore costituzionale del lavoro, che deve garantire dignità e qualità della vita”. Secondo il sindacato, è essenziale fermare la diffusione della precarietà, combattere l’abuso della flessibilità e lottare contro i “salari irrisori” che rendono i lavoratori a rischio povertà, nonostante siano impiegati. Viene anche denunciato il “ricatto del reddito” che costringe i lavoratori ad accettare condizioni contrattuali inique, compromettendo la loro sicurezza.
Riforme necessarie per il futuro
Un passo iniziale per affrontare questa crisi, secondo la Cgil, sono i referendum sul lavoro e sulla cittadinanza del 8 e 9 giugno, visti come un’opportunità per “eliminare norme opprimenti e inique che differenziano i diritti in base al contratto di lavoro o all’anno di assunzione”, e per “porre fine ai contratti a termine a vita”.
Un appello per un intervento più ampio
Tuttavia, ciò non basta. La Cgil richiede un intervento più ampio per “salvaguardare un settore manifatturiero in crisi” e per “creare filiere produttive innovative, capaci di generare occupazione qualificata e buone retribuzioni”, che sono l’unico modo per fermare l’emigrazione giovanile, il gruppo più colpito in questo esodo.
Investire nel futuro della Puglia
“È pura ipocrisia allarmarsi per i dati demografici e poi non sostenere politiche che favoriscano posti di lavoro di qualità e salari dignitosi”, conclude Gigia Bucci, lanciando un forte appello a investire concretamente nel futuro della Puglia attraverso il supporto a un lavoro dignitoso e all’innovazione.
