Leonardo Michele Minervini, morto a causa di un mesotelioma pleurico provocato dall’amianto, ha ricevuto il riconoscimento come “vittima del dovere”: la sua moglie avrà diritto a un risarcimento di 400mila euro e a una pensione mensile.
Il Ministero della Difesa è tenuto a riconoscere lo status di vittima del dovere per Leonardo Michele Minervini, scomparso il 10 febbraio 2020 a causa di un mesotelioma pleurico derivante dall’esposizione all’amianto. La sentenza emessa dal Tribunale di Trani ha dunque avuto un esito definitivo.
Minervini, originario di Molfetta, ha servito nella Marina Militare come radiotelegrafista dal 13 luglio 1962 al 31 luglio 1964 sulle navi Albatros e Corvetta Alcione, durante il quale ha subito un’esposizione prolungata all’amianto presente a bordo (in particolare nei locali motori, nei corridoi, nei rivestimenti delle condotte di scarico e anche negli spazi di vita quotidiana dell’equipaggio). Sebbene il pericolo rappresentato dall’amianto fosse già conosciuto, all’epoca non gli furono forniti adeguati dispositivi di protezione individuale.
Durante la sua vita, Minervini aveva già richiesto il riconoscimento della sua malattia come causa di servizio e di vittima del dovere, ma è stato solo dopo la sua morte che, grazie all’intervento dell’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e con il supporto della sua famiglia (la vedova Antonia De Leo e i figli Simona e Ignazio Marco Minervini), il caso ha trovato giustizia. Il Tribunale ha, infatti, confermato il legame tra la malattia e l’esposizione subita a bordo, ordinando il pagamento dei diritti stabiliti dalla legge. Alla moglie sarà corrisposta una somma di circa 300.000 euro, oltre a rate arretrate di circa 100.000 euro e un vitalizio mensile di circa 2.400 euro.
Questa sentenza è significativa in quanto apre la strada anche agli orfani delle vittime dell’amianto, ai quali in precedenza era stato negato il diritto al risarcimento a causa della mancanza di un requisito riguardante il carico fiscale. Ora potranno rivolgersi al Tribunale civile per ottenere il giusto indennizzo, sia per i danni diretti subiti dalla vittima che per il loro personale danno emotivo.
