Si ipotizza un reato di omicidio colposo. Per domani è previsto l’incarico per l’autopsia. L’imprenditore che scoprì il neonato: “Sarà mia cura organizzare i suoi funerali”.
Dopo il ritrovamento del neonato privo di vita avvenuto il 2 gennaio, il parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Bari, don Antonio Ruccia, e il tecnico responsabile della manutenzione della culla termica nei pressi della parrocchia sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Bari. L’agenzia Ansa riporta che entrambi potrebbero essere accusati di omicidio colposo, cambiando così la direzione delle indagini, che inizialmente si concentravano sull’abbandono di minori a carico di ignoti. Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Bari e coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, hanno già visto il coinvolgimento e l’ascolto del parroco e del tecnico. L’obiettivo delle indagini è quello di fare chiarezza su possibili malfunzionamenti della culla termica. A metà dicembre, si era reso necessario l’intervento del tecnico in seguito a brevi blackout che avevano colpito l’area della chiesa. Fin dall’inizio, il parroco ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione. Il dispositivo avrebbe dovuto attivare automaticamente il riscaldamento e avvisare il sacerdote non appena un neonato venisse depositato. Secondo quanto riportato dall’Ansa, domani dovrebbe essere conferito l’incarico per l’autopsia al professor Biagio Solarino dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, per permettere il successivo esame.
L’imprenditore che ha trovato il bimbo: “Organizzerò i suoi funerali”
Nel frattempo, Roberto Savarese, l’imprenditore che il 2 gennaio ha scoperto il piccolo, si è dichiarato disposto a coprire le spese per il funerale. In un’intervista all’agenzia Ansa, ha condiviso le motivazioni dietro il suo gesto: “Provo un’infinita tenerezza pensando a quel bambino, senza nome, sconosciuto. Ho deciso di offrirgli almeno una sepoltura dignitosa, verrà coperta da me”, ha affermato il 56enne. “Ripenso costantemente a quel giorno, al piccolo, alle chiamate al 118 e poi all’arrivo della polizia: è stato un momento devastante”, ha aggiunto. “Questa esperienza mi ha colpito profondamente, ho sentito la sua solitudine e il dramma di non avere un nome. Mi ha rattristato moltissimo e per questo motivo voglio occuparmi del suo funerale e della sua sepoltura”. Savarese ha ribadito di essere in attesa dell’autopsia e dell’autorizzazione per il rilascio della salma, affinché possa poi organizzare le esequie. “Voglio prendermi cura di lui almeno un’ultima volta”, ha concluso.