La decisione della Corte d’Appello di Bari: Domenico Colasanto dichiarato colpevole di omicidio colposo aggravato per violazione delle norme di sicurezza sul lavoro
La Corte d’Appello di Bari ha confermato la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione per Domenico Colasanto, ex direttore generale della Asl di Bari. La notizia è stata riportata dall’Ansa. Colasanto era sotto processo per la morte della psichiatra Paola Labriola, assassinata a coltellate da un paziente nel settembre 2013, all’interno del Centro di salute mentale dove prestava servizio.
Responsabilità e condanna
Anche in questa fase del processo, Colasanto è stato giudicato colpevole di omicidio colposo aggravato per la trasgressione delle regole destinate a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, è stato condannato, insieme alla Asl di Bari, in qualità di responsabile civile, a rimborsare le spese legali sostenute dalle parti civili, oltre alle spese processuali relative a quest’ultimo grado di giudizio.
Decisone sulla prescrizione per gli altri imputati
La Corte, presieduta dalla giudice Francesca La Malfa, ha anche deciso di non procedere contro l’ex funzionario della Asl Alberto Gallo per il reato di falsificazione di un documento di valutazione dei rischi del centro di salute mentale, per intervenuta prescrizione. In primo grado, Gallo era stato condannato a tre anni. Le decisioni civili sono state confermate, e la Asl dovrà farsi carico delle spese legali di questo grado di giudizio. In primo grado, Gallo, assistito dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Angelo Loizzi, era stato assolto dall’accusa di induzione indebita, così come anche da altre contestazioni di falso. Anche Antonio Ciocia, ex segretario di Colasanto, è stato assolto in appello “perché il fatto non sussiste”, dopo essere stato accusato di induzione indebita in concorso con l’ex direttore generale.
Commento degli avvocati delle vittime
“Una condanna penale per omicidio colposo in relazione alla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro rappresenta sempre una sconfitta”, è il commento riportato dall’Ansa degli avvocati Michele Laforgia e Paola Avitabile (Studio Polis), legali dei familiari della psichiatra Paola Labriola. “Questa sentenza conferma che una persona è deceduta, non solo per l’azione violenta di chi ha aggredito Paola Labriola con 58 coltellate, nel lontano settembre del 2013, ma anche per responsabilità di chi avrebbe dovuto garantirne la sicurezza e l’integrità”. “Una vittima del lavoro, come molte altre – concludono – e speriamo che situazioni simili non si verifichino più, auspicando che questa condanna serva da lezione e monito per tutti”.
