L’intervento pionieristico è stato effettuato all’Anthea Hospital da un’équipe sotto la direzione del Professor Nasso e del Dottor Contegiacomo. La signora Maria ha dichiarato: “Spero di poter tornare a fare le attività che amo, anche quelle più semplici nella mia vita quotidiana.”
Un intervento salvavita
Grazie a questo intervento innovativo, la signora Maria, una donna di 78 anni di Bari, ha potuto ricevere un trattamento salvavita. Era stata portata all’Anthea Hospital con un edema polmonare provocato da una protesi mitralica che aveva smesso di funzionare. L’équipe medica, guidata dal Professor Nasso e dal Dottor Contegiacomo, ha eseguito un’operazione complessa, impiantando una nuova valvola ‘Myval’ all’interno della protesi preesistente.
Una tecnica innovativa
Solo pochi mesi fa, nel novembre 2024, l’équipe dell’Heart Team dell’Anthea Hospital di Bari ha raggiunto un traguardo italiano eseguendo la prima sostituzione percutanea di una valvola nativa nella posizione mitralica con la nuova valvola ‘Myval’, utilizzando una combinazione di tecniche endocavitarie ed epicardiche.
Un intervento unico nel suo genere
In quest’ultimo caso, la cooperazione tra le squadre di cardiochirurgia ed emodinamica ha portato all’implementazione, sempre per la prima volta a livello nazionale, di una procedura per impiantare una valvola ‘Myval’ dentro una vecchia protesi biologica ormai non più funzionante. Le protesi biologiche, derivate da tessuti animali, hanno una durata limitata e possono richiedere sostituzioni nel corso degli anni.
Stato di salute critico
La signora Maria è arrivata all’ospedale con un trasferimento d’urgenza da un’altra struttura, presentando segni di edema polmonare e insufficienza cardiaca che compromettevano gravemente la sua capacità respiratoria e influenzavano negativamente anche il funzionamento di reni e fegato.
Un’équipe esperta e preparata
L’Heart Team, comprendente il professor Giuseppe Nasso, che è il responsabile della cardiochirurgia all’Anthea Hospital, il professor Giuseppe Speziale, direttore del Dipartimento Cardiovascolare e vice presidente di Gvm Care & Research, il dottor Gaetano Contegiacomo, a capo della unità di Emodinamica e Cardiologia Interventistica, insieme ai colleghi Antonio Pignatelli, cardiologo, e Flavio Fiore, anestesista rianimatore, è riuscito a intervenire rapidamente in un caso simile a quello trattato a novembre, con un esito positivo per la paziente.
Un approccio chirurgico delicato
“La paziente aveva già subito un intervento cardiochirurgico con tris bypass e sostituzione valvolare mitralica oltre dieci anni fa. Considerando la sua condizione clinica, l’approccio tradizionale a cuore aperto avrebbe comportato rischi enormi per la delicatezza degli organi e un potenziale danno al cuore. L’unica opzione era l’impianto di una bioprotesi ‘Myval’ inserita all’interno della vecchia protesi biologica”, ha detto il professor Giuseppe Nasso, responsabile della cardiochirurgia all’Anthea Hospital. “In questo caso, la tecnica ibrida, creando un percorso sicuro per posizionare la nuova valvola, è stata cruciale per garantire la sicurezza dell’impianto e per collocare con precisione la nuova protesi all’interno della vecchia valvola non più operativa”.
Una procedura combinata di grande precisione
Per minimizzare il rischio di complicanze, l’Heart Team ha utilizzato un approccio combinato che prevedeva accessi sia trans-femorale che trans-apicale, creando un sistema di navigazione che ha fornito maggiore sicurezza e stabilità. In questo modo, le due équipe sono state in grado di operare simultaneamente sulla paziente: quella cardiologica, con i dottori Contegiacomo e Pignatelli, ha eseguito una procedura percutanea attraverso l’area femorale, monte un catetere guida che rientrava nel cuore; allo stesso tempo, i cardiochirurghi, assistiti dal professor Nasso, hanno effettuato una mini-toracotomia al lato sinistro del torace della paziente, accedendo così all’apice del ventricolo sinistro, dove una seconda guida veniva inserita nel cuore, oltrepassando la vecchia valvola.
Un intervento innovativo e salvavita
Dentro il cuore, le due guide sono state unite tramite un sistema a ‘cappio’, creando una sorta di ‘teleferica’ che partiva dalla vena femorale destra ed usciva dall’apice cardiaco. Pertanto, la nuova valvola biologica è stata ‘trasportata’ fino a inserirsi nella vecchia protesi mitralica. Una volta calcolata la posizione ottimale nella valvola precedente, la ‘Myval’ è stata aperta e ancorata in sede, ripristinando il corretto funzionamento cardiaco. Durante l’intera procedura ibrida, le funzioni vitali e le necessità rianimatorie sono state gestite dai dottori Flavio Fiore e Vincenza Vitobello, anestesisti di grande esperienza.
Un risultato eccellente e collaborativo
“Questo intervento dimostra nuovamente la versatilità dell’uso della ‘Myval’ – ha commentato il Dottor Contegiacomo – una soluzione salvavita anche nei casi in cui l’approccio tradizionale risulti inapplicabile”.
La ripresa della signora Maria
Post-intervento, la signora Maria ha trascorso due giorni in terapia sub-intensiva e, dopo cinque giorni di degenza, è stata dimessa in buone condizioni generali. Ha affermato che: “Non mi è mai piaciuto stare con le mani in mano, ma ultimamente, se camminavo troppo, mi sentivo male, andavo in affanno e, negli ultimi giorni, anche a riposo non riuscivo a respirare. Dopo l’intervento, spero di poter tornare a riprendere le mie attività, anche le più semplici della vita di ogni giorno. Ringrazio di cuore tutti, dal personale medico agli operatori sanitari, che si sono presi cura di me e mi hanno salvato la vita. Sono stati semplicemente meravigliosi. Adesso che esco, sono fortunate di avere mia figlia e i miei nipoti che non mi lasciano mai sola e vivono per me. Insieme agli altri miei due figli si occuperanno di me per un po’, ma poi sarò felice di tornare a casa mia”.
Un sistema sanitario d’eccellenza
“Un altro caso tratto con successo dimostra come la preparazione, la passione e l’impegno dei nostri medici possano realmente fare la differenza” ha dichiarato il professor Giuseppe Speziale. “Importante è anche il valore della rete sanitaria territoriale, che in questa occasione ha avuto un ruolo cruciale per garantire la sopravvivenza della paziente. La collaborazione tra le strutture pubbliche e quelle accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale, come gli ospedali Gvm, contribuisce a rendere il sistema sanitario in Puglia un punto di riferimento nell’area del Sud Italia”.
